Croco: storia, usi e linguaggio dei fiori

Croco
Croco

Il croco, crocus, è una pianta erbacea perenne che appartiene alla famiglia delle iridaceae. E’ di origine mediterranea, diffuso quindi in tutta l’Europa centro meridionale e nell’Africa settentrionale. Il suo nome deriva dal termine greco kroke che significa filo, ed è, per alcuni, riferito alla forma del fiore, caratterizzato da lunghi e vistosi stigmi, altri studiosi hanno, invece, associato il termine krokos allo zafferano (prodotto dalla qualità chiamata crocus sativus, la specie più conosciuta e coltivata del croco) ma si è scoperto che in realtà il termine zafferano deriva dalla parola araba zaafran e non ha quindi attinenza con la genesi del nome croco.

Crocus sativus

La pianta ha delle foglie lineari, abbastanza lunghe che crescono direttamente dal bulbo e da vita ad un solo fiore che si genera da un’infiorescenza di forma tubolare. Il fiore, che sboccia sul finire dell’invero prima dell’arrivo della primavera, ha sei petali e può essere di colore bianco, viola o lilla con delle screziature color porpora. [banner]

Storia e simbologia

Il fiore è noto da moltissimi secoli, citato da Omero nell’Iliade e, nella descrizione del talamo nuziale, di Giove e Giunone, i quale a detta del poeta era cosparso di fiori di croco.

Nella mitologia greca, Crocus era il nome del giovane che si innamorò della ninfa Smiliace. La ninfa, purtroppo, era la favorita del dio Ermes (Mercurio per i romani), il quale per gelosia, trasformò Crocus in un fiore.

Per quanto riguarda le prime documentazioni scientifiche sul fiore, esse provengono da Teofrasto il botanico, discepolo di Aristotele, vissuto nel 300 a.C. Il principale motivo di curiosità e di studio sul fiore sin da tempi molto antichi si deve al fatto che da questo fiore così delicato e armonioso si estrae una spezia di color oro ma più costosa dell’oro: lo zafferano.

 

Lo zafferano

Stammi di croco sativus

Lo zafferano è una spezia ottenuta dai fiori della qualità di crocus sativus, dai quali si prelevano i grandi stimmi, che dovranno essere essiccarli per ottenere la polvere di zafferano.

Gli antichi egizi lo adoperavano come colorante per i tessuti e, per produrre la profumi e unguenti per la pelle. La regina Cleopatra adoperava lo zafferano come cosmetico, per via del suo colore dorato, lo usava per tingersi la pelle, le unghie, le labbra. Nella civiltà greca nel 2000 a.C., civiltà per la quale l’estetica del corpo era molto importante, impiegavano lo zafferano come colorante per il corpo, in particolare di quello femminile, inoltre veniva adoperato per la colorazione delle vesti, ed era uno dei principali ingredienti nella preparazione di profumi. 

Al tempo dei romani, l’importazione fosse stata vietata, lo zafferano veniva “clandestinamente” importato in polvere dalla Grecia e, sotto forma di unguenti e profumi dalle regioni orientali, inoltre Plinio lo indicava come cura in caso di ulcere, tosse e dolori al torace. Qualche secolo più tardi, il commercio dello zafferano era talmente importante che nella Repubblica di Venezia si aprì un ufficio commerciale specializzato solamente nell’acquisto dello zafferano.[banner]

Citazioni sullo zafferano si ritrovano persino nella Bibbia, nel quarto capitolo del Cantico dei Cantici è definito come una delle più pregiate essenze.

Si ritiene che lo zafferano fu introdotto in Europa dai Fenici, popolo di grandi navigatori e commercianti, anche se alcune fonti riportano che furono gli Arabi ad importare la preziosa spezia nel continente europeo intorno al X secolo.

Le prime specie di fiore di croco coltivabili furono introdotte in Italia intorno al 1300 da un frate domenicano.

Il motivo per il quale lo zafferano è così prezioso è che per ottenerne 125 g servono oltre 20.000 stimmi di fiori che devono essere raccolti a mano per non essere rovinati.

Nel linguaggio dei fiori e delle piante il croco ha assunto molti significati nel corso dei secoli, per i greci aveva il simboleggiava l’amore passionale e l’amore coniugale; per i romani simboleggiava la speranza di una serena vita ultraterrena, infatti, veniva piantato sulle tombe dei defunti; durante l’età Vittoriana assunse il significato di giovinezza spensierata.

Al giorno d’oggi il croco simboleggia la passione e l’amore appassionato giovanile.

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