Digitale purpurea di Giovanni Pascoli

Digitale purpurea fu scritta da Giovanni Pascoli nel 1898 e fa parte dei Poemetti.

La poesia narra di due ragazze una bionda l’immagine di innocenza e di purezza, Maria la sorella di Pascoli, e l’altra bruna dagli occhi ardenti, Rachele, che un giorno durante una passeggiata videro una pianta con una spiga dai fiori rossi. Attratte dal fiore le ragazze si avvicinarono ma la loro “madre maestra” le invitò a fermarsi poiché il solo profumo di quella pianta le avrebbe potute far morire, la due ragazze allora indietreggiarono impaurite e Maria rimase per un bel po’ di tempo con il timore della digitale purpurea, standone lontana.

Nella poesia emerge la contrapposizione simbolica tra donna “bionda” e donna “bruna”, ovvero della figura angelica e della figura demoniaca (nel testo gli viene posto l’accento anche sugli occhi “modesti e semplici” di una e “che ardono” dell’altra; gli occhi ardenti sono sempre stati, sin dall’antichità, indice di qualcosa di misterioso, una caratteristica di chi è pronto ad infrangere i divieti) che è uno dei temi ricorrente nella poesia decadente.

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 Digitale purpurea

Digitale purpurea di Giovanni Pascoli

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