Papavero: miti, storia e linguaggio dei fiori

Papavero comune (papaver rhoeas)
Papavero comune (papaver rhoeas)

Il papavero, papaver, appartiene alla famiglia delle papaveraceae, è originario dell’Europa e dell’Asia.

Si tratta di una pianta annuale o perenne, a seconda della specie, molto diffusa sul nostro territorio, che cresce tra i campi e i prati sia coltivati che abbandonati, ai margini delle strade ecc, ad un’altitudine massima di 1.700 metri. Nonostante sia un pianta apparentemente molto delicata può produrre nel corso della stagione anche più di 400 fiori. Può raggiungere i 60 – 80 cm di altezza, ha un fusto eretto, sottile e ricoperto da una sottile peluria, che se viene spezzato produce una sostanza lattiginosa. Le foglie dentate di colore verde, ricoperte come il fusto da peluria, sono suddivise in segmenti lanceolati. I fiori, che sbocciano da maggio a settembre, sono di colore rosso porpora con l’interno di colore nero. Sono estremamente delicati tanto che ciascun fiore perde i petali nel corso di un solo giorno. 

Tra le specie più conosciute vi sono: il papavar somniferum, il papaver rhoeas ed il papaver nudicaule (papavero d’Islanda).

Papaver somniferum
Papaver somniferum

Il papaver somniferum è noto anche come “papavero da oppio”, contrariamente a quanto si pensi è facile da trovare allo stato spontaneo nelle zone collinari che non superano i 1.200 metri di altitudine. Deve la sua fama al contenuto di morfina, codeina, papaverina, noscapina e tebaina dei sui pericarpi (i cinque alcaloidi, precedentemente elencati, insieme ad altri formano quello che è comunemente conosciuto come oppio, uno stupefacente dall’effetto fortemente sedativo). A differenza del papavero comune (papaver rhoeas)  i suoi fiori possono essere di colore bianco, rosa, viola e rossi.

Il papaver rhoeas, papavero comune, chiamato anche rosolaccio, è la specie più diffusa. Il suo nome comune rosolaccio, ovvero rosa dei campi, è dovuto alla sua presenza costante nei campi, in particolare in quelli dove sono coltivati cereali come il grano.

Il papaver nudicaule, o papavero d’Islanda, è una specie dall’elevata tossicità che merita una citazione per via del colore dei suoi petali che possono essere di svariati colori: bianchi, gialli, arancioni ecc.

Storia e simbologia

Morfeo e Iris (Morphée et Iris); Pierre-Narcisse Guérin ( Parigi, 1774 – Roma, 1833)
Morfeo e Iris (Morphée et Iris);
Pierre-Narcisse Guérin ( Parigi, 1774 – Roma, 1833)

Secondo gli antichi greci il papavero era il simbolo dell’oblio e del sonno, nella mitologia greca Morfeo, il dio dei sogni, era rappresentato con un mazzo di papaveri fra le mani. Sempre secondo la mitologia greca Dementra, la madre terra, dea del grano e dell’agricoltura, ritrovò la serenità persa a causa della morte della figlia Persefone (moglie di Ade dio degli inferi) bevendo infusi fatti con fiori di papavero. Per i greci infatti il papavero rappresentava anche il fiore simbolo della consolazione. Gli antichi romani invece associarono il papavero alla dea Cerere (equivalente della dea greca Demetra) raffigurandola con ghirlande di papaveri, per la presenza costante di papaveri in tutti i campi di grano.

Durante il medioevo il papavero fu invece associato, per via del suo colore, al sacrificio di Cristo e alla sua morte, per questa ragione si trova spesso raffigurato in affreschi di chiese risalenti all’epoca medievale.

Sulla scia della tradizione medievale, che associa il papavero al sacrificio, nel Regno Unito, durante la prima guerra mondiale, per celebrare gli uomini morti per la patria si usavano ghirlande composta da papaveri.

Papaver nudicaule
Papaver nudicaule

Nel linguaggio dei fiori e delle piante il papavero come molti altri fiori può assumere diversi significati a seconda il colore dei suoi petali: il papavero dai petali bianchi simboleggia la sfortuna, il papavero dai petali gialli rappresenta il successo, il papavero dai petali rosa la serenità, il papavero dai petali rossi rappresenta il sonno e l’oblio, nonché l’orgoglio sopito.

Curiosità: il termine “papavero” è utilizzato come sinonimo di persone potente, tale significato è dovuto alla leggenda secondo la quale il Re di Roma Tarquinio il Superbo volendo insegnare al figlio il modo più rapido per conquistare la città di Gabi, andò in giardino e con un colpo di bastone recise le teste di tutti i papaveri, volendo, con quel gesto, far capire al figlio che bisognava eliminare tutti i personaggi più potenti della città avversa.

 

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