Elogio alla rosa di Giambattista Marino

Venere, Adone e Cupido; Annibale Carracci, 1595
Attualmente esposto presso il Museo del Prado a Madrid

L’elogio alla rosa è un componimento che fa parte dell’Adone, un poemetto-idillico mitologico dedicato da Giambattista Marino a re Luigi XIII e pubblicato nel 1623 a Parigi.

L’Adone (il poema più lungo della letteratura italiana) narra dell’amore tra Venere e Adone. Venere si innamora di Adone quando feritasi ad un piede a causa della spina di un rosa chiese al giovane pastore di medicarla. L’elogio alla rosa è pronunciato da Venere nel terzo canto dell’Adone, in esso Venere esprime tutta la sua gratitudine al fiore in quanto mezzo che le aveva consentito di innamorarsi di Adone.

Rosa riso d’amor,del ciel fattura,
rosa del sangue mio fatta vermiglia,
pregio del mondo e fregio di natura,
dela terra e del sol vergine figlia,
d’ogni ninfa e pastor delizia e cura,
onor del’odorifera famiglia,
tu tien d’ogni beltà le palme prime,
sovra il vulgo de’fior donna sublime.

Quasi in bel trono imperadrice altera
siedi colà su la nativa sponda.
Turba d’aure vezzosa e lusinghiera
ti corteggia dintorno e ti seconda
e di guardie pungenti armata schiera
ti difende per tutto e ti circonda.
E tu fastosa del tuo regio vanto
porti d’or la corona e d’ostro il manto.

Porpora de’giardin,pompa de’prati,
gemma di primavera,occhio d’aprile,
di te le Grazie e gli Amoretti alati
fan ghirlanda ala chioma,al sen monile.
Tu qualor torna agli alimenti usati
ape leggiadra o zefiro gentile,
dai lor da bere in tazza di rubini
rugiadosi licori e cristallini.

Non superbisca ambizioso il sole
di trionfar fra le minori stelle,
ch’ancor tu fra i ligustri e le viole
scopri le pompe tue superbe e belle.
Tu sei con tue bellezze uniche e sole
splendor di queste piagge,egli di quelle,
egli nel cerchio suo,tu nel tuo stelo,
tu sole in terra,ed egli rosa in cielo.

E ben saran tra voi conformi voglie,
di te fia ’l sole e tu del sole amante.
Ei de l’insegne tue,dele tue spoglie
l’Aurora vestirà nel suo levante.
Tu spiegherai ne’crini e nele foglie
la sua livrea dorata e fiammeggiante;
e per ritrarlo ed imitarlo a pieno
porterai sempre un picciol sole in seno.

E perch’a me d’un tal servigio ancora
qualche grata mercé render s’aspetta,
tu sarai sol tra quanti fiori ha Flora
la favorita mia,la mia diletta.
E qual donna più bella il mondo onora
io vo’che tanto sol bella sia detta,
quant’ornerà del tuo color vivace
e le gote e le labra.– E qui si tace.

Adone e Venere (dettaglio); Antonio Canova 1794
La statua è attualmente esposta presso il
Musée d’Art et d’Histoire di Ginevra

Curiosità: Nella lirica la rosa è sempre il simbolo della persona amata.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Verified by MonsterInsights