Clematide: storia e linguaggio dei fiori

Clematide
Clematide

La clematide, clematis, è una pianta rampicante appartenente alla famiglia delle ranuncolaceae, il cui nome deriva dal termine greco klematís-ídos che significa pianta volubile simile alla vite, clematis è uno dei nomi botanici più antichi di cui si ha conoscenza, risale infatti al I secolo e le fu attribuito da Dioscoride, nel corso dei secoli successivi fu mantenuto e infine confermato da Linneo.

La pianta si presenta con foglie di colore verde scuro, coperte da una sottile peluria chiara, la maggior parte delle specie perde le foglie con l’arrivo dei primi freddi autunnali, tuttavia esistono alcune specie che sono sempreverdi. A seconda della qualità alcune piante, in particolare quelle ibride, presentano un’abbondante fioritura che si protrae dalla primavera inoltrata fino all’arrivo dell’autunno. I fiori sono di colore bianco o rosa e di tutte le varie tonalità e sfumatura che rientrano fra questi due colori, ma esistono anche specie di colore blu, viola e persino giallo.

Storia e simbologia

Clematide viticella
Clematide viticella

Originariamente la pianta non era adoperata a scopo decorativo e non si conosce neanche l’uso che gli antichi ne facevano ma nel 1569 alla corte di Elisabetta I iniziò una vera e propria coltivazione di clematide, della qualità viticella. Nel ‘700 e per tutta l’età Vittoriana le clematidi ebbero un enorme diffusione sul territorio anglosassone, venivano adoperate per abbellire i giardini poiché i loro fiori colorati e abbondanti venivano considerati bene auguranti e portatori di gioia mentre nelle zone di campagna rappresentavano il buon augurio per un prospero raccolto. Nello stesso periodo le clamatidi venivano sia coltivate che mantenute allo stato spontaneo in tutto il territorio dell’Europa centro meridionale per via del tocco di vivacità che donavano ai campi.

Clematide crispa

Le clematidi vennero importate persino nel Nord America, in particolare la specie detta clematide crispa che aveva la caratteristica di non essere una rampicante bensì una pianta bassa e cespugliosa molto profumata.

Alla fine dell’800 esistevano diffuse per il mondo circa 300 specie diverse di clematide ma proprio in quel periodo, di massima diffusione della pianta, un fungo attacco le varie specie fino a quel momento coltivate e si assistette ad una completa e mondiale distruzione delle clematidi che non vennero risparmiate in nessuna parte del mondo. La distruzione fu tale che i vivaisti e i giardinieri smisero di coltivarle, si distrussero persino alcune delle specie ibride, presenti a quei tempi, che ancora al giorno d’oggi non è stato possibile recuperare. Solo a partire dagli anni ’50 fu ripresa, in modo parziale, la loro coltura.

Clematide flammula
Clematide flammula

Le clematidi, in particolare le specie vitalba, flammula e recta, contengono l’anemonia, una canfora speciale, il clematitolo, e altre sostanze le quali sono tossiche per gli uomini. Soprattutto la canfora che proviene in maggior parte dalle parti verdi della pianta ha un effetto fortemente irritate, mentre l’alcaloide se ingerito, anche inavvertitamente, provoca l’infiammazione dell’apparato digerente. Per questo suo particolare effetto in passato la clematide veniva utilizzata da chi voleva fingere di star male provocandosi ulcerazioni, in particolare ne facevano largo utilizzo i mendicanti che potevano in questo modo impietosire i passanti.

Clematide vitalba

Le clematidi essendo diffuse in tutto il mondo vengono conosciute con nomi differenti in ogni luogo: In Inghilterra, luogo del suo maggior uso, veniva chiamata traveller’s joy, gioia del viandante, perché rallegrava la vista di chi attraversava i giardini nei quali era coltivata, mentre la qualità di camentide vitalba che si arrampicava sulle siepi, veniva chiamata grandfather’s whisers, baffi di nonno, per via della sua forma a piuma. Inoltre, nei paesi anglosassoni del nord Europa, l’abitudine di recidere rametti di clematide per formare delle sigarette le fece assumere il nome di smoking cane ovvero canna da fumare. In Francia, invece, le clematidi sono conosciute con il soprannome di berceau de la vierge, culla della vergine. In Italia, per il fatto che la clematide è una pianta rampicante che si unisce in maniera fitta e indissolubile con il suo appiglio, è comunemente conosciuta con il nome di laccio d’amore, e nelle zone di campagna, sempre per via delle sue inflorescenze piumose, come in Inghilterra viene associata alla barba e riconosciuta con il nome di barbagrigia.

Nel linguaggio dei fiori e delle piante la clematide simboleggia la gioia, la fortuna e l’augurio di una buona riuscita nelle attività che si stanno svolgendo, in Francia simboleggia anche la bellezza interiore.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Verified by MonsterInsights